LAGO D’AVERNO, GROTTA DELLA SIBILLA E TEMPIO D’APOLLO

La storia archeologica di Napoli si fonde strettamente con tutto il patrimonio di storie e leggende che ci sono state tramandate dagli antichi.

 

Ne è chiara testimonianza tutta la zona del Parco Regionale dei Campi Flegrei, i “campi ardenti”, secondo la lingua greca, un luogo magico e misterioso, dove si racconta che i giganti furono sconfitti dagli dei nel tentativo di scalare l’Olimpo.

Tra le tante testimonianze della storia greca che conservano ancora intatto il loro sapore di leggenda e di mistero, forse il lago d’Averno, con il Tempio di Apollo e l’Antro della Sibilla sono quelli che esprimono con più vivezza il loro fascino evocativo.

 

Il lago d’Averno

Il lago d’Averno è il secondo per dimensione dei laghi che si trovano in Campania in provincia di Napoli, nella zona dei Campi Flegrei. È un lago di origine antichissima, formatosi nella conca di un vulcano ormai spento.

Oggi è un’oasi naturalistica ricca di fascino, ma un tempo il paesaggio era diverso. Le esalazioni sulfuree che scaturivano dal lago, impedivano la vita agli animali. Il nome del luogo deriva, infatti, da a-ornos, luogo senza uccelli. Fumi densi e nauseabondi si innalzavano dalle sue rive e le colline intorno erano ricoperte di un bosco fitto di alberi scuri.

La natura inquieta e il continuo movimento della terra che circondava le acque del lago suggestionò gli antichi, tanto che qui vi posero l’ingresso dell’Ade, il regno dei morti. Qui Odisseo venne ad incontrare l’indovino Tiresia, Enea rivide il padre Anchise e Orfeo provò ad incantare con la sua musica Plutone, per riavere la sua amata Euridice. Sempre qui, in tempi ancora più remoti, le sue acque furono teatro dello scontro fra Zeus e i temibili Titani.

Ma la storia del lago d’Averno è legata anche alle imprese militari romane e di Augusto.

Tutto il territorio flegreo aveva un ruolo centrale dal punto di vista militare durante il periodo romano e nell’epoca augustea, il lago d’Averno divenne una delle basi navali più importanti dell’antichità. Sotto Marco Agrippa vi fu costruito un porto, ribattezzato portus Iulius in onore di Ottaviano Augusto, che faceva parte di un grande scalo navale che comprendeva anche il vicino lago Lucrino.


I due porti furono collegati fra loro da un ingegnoso canale navigabile che metteva in comunicazione il lago d’Averno con il lago Lucrino e quest’ultimo con il mare. Contemporaneamente alla creazione del nuovo porto, furono anche scavate delle gallerie che congiungevano rapidamente il porto con la vicina Cuma e che permettevano ai soldati di muoversi rapidi e indisturbati.

I continui bradisismi a cui era soggetto il luogo sconvolsero l’assetto urbanistico della zona flegrea e distrussero pian piano le opere a noi tramandate. Intorno al IV secolo il porto era stato quasi del tutto abbandonato, le mura erano crollate e la maggior parte del materiale usato per costruirle era stato trasportato a Roma come materiale di recupero.

Inoltre, l’improvvisa eruzione del Monte Nuovo nel 1538 stravolse l’intera zona e isolò il lago d’Averno dal mare. In seguito, il porto venne completamente sommerso e dimenticato fino a quando, nel 1956, alcune fotografie aeree non riportarono a galla la storia nascosta dietro le leggende.

Oggi lo scenario è decisamente diverso. Il lago è popolato di pesci e gli uccelli nidificano lungo le sue sponde, i suoi versanti sono circondati da colline digradanti coltivate a vigneti e da boschi di lecci, salici bianchi, cannucce, salicornie, ginestre e pini marittimi.

Il lago, con le sue antiche rovine crea uno spettacolo prodigioso e amalgama in maniera perfetta la cultura e la natura.

 

Il tempio di Apollo

Passeggiando lungo la circonferenza del lago, un sentiero che attraversa vigneti e rovine storiche ci porta al cosiddetto Tempio di Apollo.


È, in realtà, il frigidarium di un complesso termale che si estendeva fino alle rive del lago, probabilmente per sfruttarne le acque benefiche.

La tradizione popolare ha da sempre attribuito a questi ruderi i resti di un tempio dedicato al culto di Apollo, forse per la vicinanza al sito dove operava la Sibilla.

La struttura risale al I sec d.C., con rifacimenti del II sec d.C. e si tratta di un monumento isolato, che non chiarisce se era adibito a complesso termale pubblico o facesse parte di una villa sulle sponde del lago.

Oggi, si può vedere l’area di una grande sala centrale, con cupola a pianta ottagonale all’esterno e circolare all’interno. Alta all’incirca 20 metri, ciò che sbalordisce è il diametro della cupola, di 38 m, solo 5 meno del Pantheon, uno dei più grossi complessi termali giunti fino a noi, che fa intuire che la struttura dovesse essere stata importante già in epoca antica.

Con particolari condizioni di limpidezza del lago, è possibile anche ammirare la piscina d’immersione al piano terra dove confluivano le acque termo-minerali, riccamente adorna di marmi e statue e collassata a causa del bradisismo.

 

La Sibilla Cumana

La Sibilla Cumana fu una delle più importanti Sibille del mondo antico. Le sibille erano sacerdotesse, solitamente devote ad Apollo, che avevano il dono della veggenza, figure realmente esistite ma la cui storia si fonde pienamente con il mito.

La leggende dice che un giorno Apollo si innamorò di Sibilla, una bellissima fanciulla che possedeva capacità divinatorie.
Per conquistarla il dio promise alla giovane che avrebbe esaudito ogni suo desiderio e allora Sibilla prese un pugno di sabbia dalla spiaggia e chiese ad Apollo di lasciarla vivere tanti anni quanti i granelli che aveva raccolto nella sua mano. Fu accontentata e le fu disposto come luogo per poter officiare la sua arte divinatoria Cuma, dove fu amata perdutamente da Apollo. Ma la fanciulla aveva dimenticato di specificare che voleva vivere tanti anni in eterna gioventù e così, invecchiava sempre di più e il suo corpo si consumava. Allora Apollo, per preservarla dall’incuria del tempo la collocò in una gabbietta all’interno dell’antro, finché di lei non rimase che la voce, unica testimonianza fisica della sua presenza che profetizzò ancora a lungo gli eventi futuri.

L’antro della Sibilla Cumana si trova nel Parco Archeologico di Cuma, all’interno dei Campi Flegrei.

La grotta fu scoperta nel 1932 ed è formata da un lungo tunnel di pietra, con 12 brevi sbocchi laterali che si aprono sul fianco della collina e dei pozzi, che permettono alla luce di filtrare nella galleria, formando un effetto speciale e misterioso di luci e ombre. Segue poi un vestibolo e una camera interna, con dei sedili, dove la profetessa svolgeva la sua attività di oracolo, in uno stato di trance ed emetteva i suoi vaticini.

Come in tanti luoghi di Napoli, anche qui il tempo non è riuscito mai a cacciare del tutto le antiche testimonianze della vita che fu. L’Antro della Sibilla è un luogo stregato, sospeso tra mito e realtà e conserva intatto l’incanto suggestivo del mito che ancora oggi permea questi luoghi. 

Il Villaggio

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