Napoli è la città delle 500 cupole.
Vanta, infatti, il più alto numero di chiese al mondo, un patrimonio artistico e spirituale immenso, formatosi nel corso di 17 secoli e che spazia dal paleocristiano al gotico, al barocco e al neoclassico, molto spesso in un amalgama di stili e tradizioni diversi, in un equilibrio affascinante tra sacro e pagano, mistico e cristiano.
A Napoli, sentire religioso e credenze popolari si intrecciano e si fondono in un tutt’uno, creando un miscuglio unico e millenario di fede e tradizione.
Visitare chiese e luoghi di culto napoletani significa, quindi, conoscere e interpretare autentiche devozioni popolari, che si esprimono, ancora oggi, in riti unici al mondo.
Napoli è una città permeata di un profondo esoterismo, una metropoli moderna piena di luoghi magici, dove misteri e leggende popolano palazzi e castelli, le case sono infestate dal “munaciello”, i miracoli riempiono le cattedrali, i sogni dettano i numeri del lotto e i ciondoli a forma di cornetto allontanano il malocchio.
Nonostante la popolarità del culto mariano, la sfera del soprannaturale nella città è capeggiata dai santi, autentiche celebrità. L’atavica sottomissione del popolo napoletano gli impedisce di dialogare direttamente col Santissimo, e allora i santi svolgono il ruolo fondamentale di confidenti e di intercessori presso Dio.
È talmente stretta questa devozione che all’interno della chiesa della Santissima Annunziata è stato necessario affiggere un cartello per ricordare ai fedeli di rendere omaggio a Cristo presso l’altare, prima di recarsi nelle cappelle laterali dedicate ai santi.
A Napoli tutti devono conoscere il calendario dei giorni dedicati ai santi, si battezzano i propri figli con il nome del santo a cui si è devoti e l’onomastico viene festeggiato con lo stesso riguardo del compleanno.
Il Duomo
Santo per eccellenza a Napoli è San Gennaro, eletto patrono della città dopo averla salvata da pestilenze ed eruzioni del Vesuvio. Sede del suo culto è il Duomo della città, che si affolla tre volte l’anno (nel primo sabato di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre) di migliaia di fedeli che accorrono per assistere ed invocare il miracolo della liquefazione del suo sangue. Tradizione vuole che, qualora questo non si verificasse, è un messaggio del santo che avvisa che stanno per scatenarsi terribili catastrofi.
Il Duomo, costruito sotto gli Angioini e rimaneggiato continuamente nel corso dei secoli, ingloba altre due chiese: la Basilica di Santa Restituta, a sua volta sorta sulle rovine del Tempio di Apollo, che contiene il battistero paleocristiano più antico in Occidente, e la Cappella del Tesoro di San Gennaro che custodisce le reliquie ed il sangue del patrono.
La monumentale Cattedrale è il risultato della stratificazione di tre stili diversi che vanno dal gotico puro del trecento, al barocco seicentesco e al neogotico ottocentesco e spicca per l’imponente facciata in marmo bianco, alta 50 metri con tre portali. L’interno, diviso in tre navate, ospita ricchezze inestimabili, come il bellissimo soffitto a cassettoni e i meravigliosi dipinti di artisti quali Luca Giordano, il Perugino, Vasari, Santafede, Lanfranco, Domenichino, Ribera.
Santa Maria delle Anime del Purgatorio
Un altro culto molto sentito a Napoli è la devozione per le anime dei defunti, che si articola in svariate forme.
Un luogo dove questo culto si manifesta in modo tutto tipicamente napoletano è la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, nel cuore del centro antico, lungo via dei Tribunali.
Si accede alla piccola chiesetta, mirabile gioiello seicentesco, attraverso una scalinata a tenaglia che porta alla facciata barocca, dove la riproduzione marmorea di due teschi fa già intuire il particolarissimo culto che qui si rivolge a resti umani anonimi che diventano speciali intermediari per invocazioni, preghiere e richieste di intercessioni.
La chiesa è conosciuta dai napoletani anche come la chiesa “de’ ’e cape ’e morte” o “d’e capuzzelle” (dei teschi) o delle anime “pezzentelle” (le anime poverelle). La sua visita è un vero e proprio viaggio nella cultura napoletana tra arte e fede, vita e morte.
La struttura è concepita su due livelli: una chiesa superiore che rimanda alla dimensione terrena, e un ipogeo, adibito ad area cimiteriale, che rappresenta concretamente il Purgatorio. Tutto nella chiesa, le decorazioni, gli arredi liturgici, l’apparato iconografico serve per ricordare ai fedeli che le anime hanno bisogno di una preghiera in suffragio per potersi liberare dal fuoco del Purgatorio e ascendere al Paradiso.
Il culto delle anime del Purgatorio nasce a Napoli in seguito alla terribile pestilenza del 1656, quando a causa dell’incontrollato numero dei decessi, le chiese si trasformarono in anonimi ossari, luoghi di sepoltura collettiva. Nasce allora una spontanea propensione verso questa folla di poveri dell’aldilà, anime in pena in attesa di raggiungere la dimora eterna. Il Purgatorio diventa, così, serbatoio di spiriti tutelari e le anime purganti venivano chiamate in causa attraverso suffragi e scambi simbolici tra vivi e morti.
A partire dall’800 si diffonde la credenza che veri e propri miracoli potessero essere concessi in cambio della cura di questi anonimi crani.
Il culto delle anime del Purgatorio è una dedizione molto particolare e tra le altre incombenze prevede “a refrische ‘e ll’anime d’o priatorio”, (il refrigerio delle anime del purgatorio), ossia il sollievo dall’arsura delle fiamme, attraverso la pulizia dei teschi negli ossari. Il devoto sceglie un teschio dal gruppo e lo ripone in una teca o anche una scatola di latta o una cassetta, a seconda delle possibilità economiche.
La “capuzzella” viene pulita, lucidata, riposta su un fazzoletto ricamato, le si offrono fiori, le si accendono lumi votivi, si prega per lei e, in cambio, le si domandano le più svariate grazie. A questo punto, se il caritatevole atto di devozione raggiunge l’anima del defunto, questo apparirà in sogno al devoto e gli racconterà la storia della sua vita terrena. Se il teschio suda (fenomeno in realtà non tanto eccezionale, causato dall’umidità del luogo) vuol dire che il defunto è propenso ad esaudire la richiesta, ma se non accade, significa che la sua anima soffre troppo ed è impossibilitata ad elargire grazie, e quindi bisogna intensificare le preghiere in suo suffragio.
L’anima viene trattata al pari di un componente della famiglia e accudita con cura, ma se non esaudisce le preghiere può tranquillamente essere sostituita con una più benevola.
Chiesa del Gesù Nuovo
Camminando per il centro storico, troviamo le principali chiese di Napoli.
In piazza del Gesù Nuovo, troviamo l’omonima chiesa, pregevole esempio di barocco napoletano e unico caso di palazzo privato convertito in luogo di culto.
Costruita dai gesuiti nel 1597, è una delle più importanti chiese della città e accoglie la tomba e le reliquie di Giuseppe Moscati, oltre ad alcuni suoi oggetti personali. Presenta una facciata a bugne di pietra nera e un portale in marmo che contrasta con essa con i suoi elementi barocchi e classicheggianti.
La chiesa ha una pianta a croce greca, con tre navate e dieci cappelle e il suo interno, completamente barocco, incanta per la meravigliosa cupola, le ricche decorazioni marmoree e i dipinti di artisti come Bernini, Ribera, Fanzago e Luca Giordano e Solimena. Al suo interno è esposta al pubblico anche una bomba della seconda guerra mondiale miracolosamente inesplosa.
Santa Chiara
Una tappa imperdibile della visita alla città di Napoli è la visita al complesso di Santa Chiara, a lato di piazza del Gesù, che comprende la Basilica, quattro chioschi (tra cui il bellissimo chiosco maiolicato), gli Scavi Archeologici e il Museo dell’Opera.
La Basilica di Santa Chiara fu costruita nel 1310 per volere del monarca Roberto D’Angiò secondo le linee gotiche provenzali, ma ha subito numerosi rifacimenti nel corso dei secoli, tra cui una ristrutturazione con elementi barocchi nel Seicento, epoca a cui risale il meraviglioso pavimento in marmo, che si può ammirare ancora oggi.
Nel 1943 venne quasi interamente distrutta dai bombardamenti degli Alleati, compresi quasi tutti i bellissimi affreschi realizzati da Giotto.
Successivamente fu completamente restaurata nella sua originale forma gotica e oggi si presenta con un’unica e lunga navata con venti cappelle. Al suo interno è conservato il sepolcro di Roberto d’Angiò e le tombe di alcuni componenti dei Borbone, oltre a quella dell’eroe nazionale Salvo d’Acquisto.
Alla sue spalle, il monastero si contraddistingue per lo splendido Chiostro Maiolicato delle Clarisse, risalente al ‘700. Al suo lato svetta il campanile trecentesco, decorato con elementi in marmo e iscrizioni che narrano la storia della chiesa.
San Domenico Maggiore
La chiesa di San Domenico Maggiore si trova nell’omonima piazza nel cuore del centro storico.
Fu edificata per volontà di Carlo d’Angiò nel 1283 in stile gotico, incorporando una preesistente chiesa del X secolo a.C.
É stata storicamente un luogo fondamentale per la diffusione dell’ordine domenicano nel sud Italia: nel convento annesso studiò il filosofo Tommaso d’Aquino e ancora oggi è possibile visitare la sua cella.
Nel corso dei secoli ha subito numerosi rifacimenti, che ne hanno in parte rimaneggiato la fisionomia, come quello operato nel ‘600 dal Vaccaro, che trasformò le originali forme gotiche in barocche.
Si accede alla basilica attraverso una grande scalinata e l’interno è diviso in tre navate con 27 cappelle, tra cui quella che contiene la riproduzione del Crocefisso che secondo la tradizione parlò a San Tommaso d’Aquino. La Chiesa è ricchissima di opere d’arte, in particolare, vanno citati il seicentesco altare maggiore opera di Fanzago, le tele del Solimena e del De Vivo, il soffitto barocco a cassettoni con dorature.
San Lorenzo Maggiore
In piazza San Gaetano, troviamo la Basilica di San Lorenzo Maggiore, inestimabile gioiello architettonico, risultato della stratificazione di tre epoche diverse: quella greca, quella romana e quella medievale.
Costruita nel 1270, anch’essa per volere di Carlo d’Angiò, sui resti di una chiesa paleocristiana risalente al VI sec, fu realizzata secondo lo stile gotico francese, a cui si aggiunsero generi architettonici diversi, come il barocco seicentesco, che possiamo ben riconoscere nella facciata realizzata dal Sanfelice.
La basilica è stata teatro di avvenimenti importanti: qui Giovanni Boccaccio incontrò per la prima volta la sua amata Fiammetta durante la messa del sabato Santo, nel convento adiacente vi soggiornò Petrarca nel 1343 e la torre divenne avamposto di artiglieria di Masaniello contro gli spagnoli.
Il portale in marmo è gotico e conserva ancora gli originali battenti in legno trecenteschi e sulla facciata spiccano gli stemmi dei Sedili di Napoli, una sorta di antico parlamento dei vari rioni della città. L’interno è costituito da una sola navata con 16 cappelle laterali e presenta un l’originale abside, esempio unico in Italia, in gotico francese con altissimi pilastri su cui poggiano arcate dietro cui è collocato un deambulatorio con nove cappelle.
Gli scavi archeologici sotto il convento hanno portato alla luce testimonianze della storia greco-romana della città, come l’antico macellum, ossia il mercato con le botteghe commerciali.